Elena Mazzi | SILVER RIGHTS

In dialogo con la mostra The Eternal Return of the New World, presentiamo l’installazione Silver Rights, frutto di una collaborazione tra Elena Mazzi, Eduardo Molinari e Mauro Millán. Il suo progetto approfondisce il rapporto ancestrale delle comunità con i loro territori in Sud America, attualmente minate da forme neocoloniali di capitalismo estrattivista.

La mostra al Complejo Museográfico Provincial Enrique Udaondo nell’ambito di BIENALSUR 2021 è la terza fase espositiva dopo due precedenti iterazioni: presso ar/ge kunst in Italia e presso Södertälje Konsthall in Svezia. La mostra nasce dal profondo processo di ricerca dell’artista in Patagonia, regione da anni al centro delle lotte mapuche, delle rivendicazioni e dei recuperi di terre.

Slver Rights si concentra sul legame ancestrale tra le comunità e la terra (mapu), legame eroso e negato da forze colonizzatrici che sono mutate nel corso dei secoli per affermarsi gradualmente negli ultimi decenni attraverso pratiche neoestrattive; un processo transattivo frutto della convergenza delle politiche di investimento e degli accordi commerciali tra governi sudamericani e multinazionali estere, tra cui l’italiana Benetton. In particolare, le opere in mostra e l’allestimento stesso rispondono alla narrazione proposta dal Leleque Museum, museo antropologico aperto nel 2000 proprio nelle terre di proprietà Benetton; un’operazione ambigua che liquida il popolo mapuche come una cultura estinta piuttosto che viva e attiva nel territorio conteso, ‘musealizzando’ la loro memoria e cultura materiale.

Elena Mazzi affronta questa complessità dialogando, sostenendo ed ampliando la fitta rete di relazioni che la comunità mapuche tesse consapevolmente da anni; un modo di intendere l’arte della diplomazia che, da un lato, implica la costruzione e il mantenimento di relazioni internazionali tra diversi soggetti politici e culturali, e, dall’altro, si attua nelle loro cosmovisioni come una forma di mediazione radicale tra terra, uomo e esseri “più che umani”.

La parte centrale della mostra è costituita da una serie di gioielli in argento realizzati da Mauro Millán e progettati in collaborazione con Elena Mazzi dopo una serie di workshop su simbologie e lotte attuali, tenuti con numerosi membri della comunità. “Il retrafe (argentiere) aiuta a unire le dimensioni collettiva e individuale della comunità, con lo scopo ultimo di nutrire il collettivo”, scrive Millán nel suo contributo al libro che accompagna il progetto. Continua, “l’argenteria mapuche è la sintesi di tutti i bisogni collettivi e l’espressione tangibile di una conversazione lunga e permanente tra gli antenati e i viventi nei Mapu”.

I gioielli sono preceduti nel percorso espositivo da un’installazione realizzata da Elena Mazzi ed Eduardo Molinari in cui una precisa composizione di disegni e immagini su carta e tessuto dialoga con una sequenza audio in quattro episodi. Questi quattro racconti sono stati scritti collettivamente (con Enrica Camporesi) con un approccio speculativo intrecciando fatti documentati, tradizione orale e sogni, e la lunga storia di violenza perpetrata da personaggi storici come il generale Julio Argentino Roca, che introduce l’attuale lotta contro gli espropri e traslochi a seguito delle ambizioni di “imprenditori avventurosi” come Carlo Benetton o Joe Lewis. Le voci della “Montagna”, così come quelle degli esseri animali e degli spiriti che appartengono alla cosmologia mapuche, rivelano la disparità di occupazione di queste terre e la radicale incomprensione dietro certe scelte, come l’istituzione del Museo Leleque si.

Si tratta di un ‘atto di esibire’—supportato dall’allestimento progettato da Alessandro Mason (Studio GISTO)—che mira a reagire consapevolmente alla narrazione museografica di Leleque, e colloca quindi i gioielli all’interno di una costellazione di riferimenti e informazioni che sono essenziali per loro presentazione pubblica. È un dispositivo che rappresenta un’espressione di cura e rispetto per questi manufatti, portatori di conoscenza e spiritualità ancestrali, e che, allo stesso tempo, rivela l’impatto delle aziende internazionali in Patagonia; la massiccia privatizzazione di terre ricche di materie prime e risorse (compresa l’acqua), il conseguente spostamento delle comunità indigene e la progressiva erosione dei loro diritti civili, sociali e politici.

Silver Rights è completato da un libro edito da Archive Books (Berlino), a cura di Elena Mazzi ed Emanuele Guidi, con il contributo dell’associazione YaBasta! Êdî Bese!, Riccardo Bottazzo, Leandro Martínez Depietri, Emanuele Guidi, Elena Mazzi, Mauro Millán, Eduardo Molinari e Ana Ramos, progetto di Archive Annex.

 

 

Emanuele Guidi

Silver Rights di Elena Mazzi in dialogo con Eduardo Molinari e Mauro Millán viene presentato a BIENALSUR con il sostegno dell’Instituto Italiano de Cultura e del Consiglio italiano e il sostegno della Subsecretaría de Políticas Culturales de la Provincia de Buenos Aires, Ministerio de Producción, Ciencia e Innovación Tecnológica, Gobierno de la Provincia de Buenos Aires.

 

Foto: diritti d’argento, di Elena Mazzi. Credito: TIberio Sorvillo