ELENA MAZZI | Verde intenso con note di blu

7 October 2022 - 12 February 2023 | Spazio Cordis, Verona

di Michela Lupieri

Elena Mazzi nuota. In un arco temporale compreso tra i suoi primi anni di vita e oggi nuotare è stato disciplina, poi diventato libertà fisica – per quella sensazione di fluttuare in un liquido blu infinito – e, adesso, libertà mentale. “Quando nuoto mi vengono le ispirazioni migliori, sgombro la mente da ogni preoccupazione, scandendo ritualmente bracciate e respiri”.
Nel 2017, tuffandosi da una scogliera, l’artista ha subito un grave incidente alla schiena che l’ha costretta ad un’operazione alla colonna vertebrale. Dall’istante in cui c’è stato l’impatto con l’acqua ricorda di aver avuto il terrore di non poter più vivere quelle sensazioni fisiche e mentali da sempre provate, un trauma difficile da superare che l’ha costretta a stare a riposo per molto tempo. Recentemente, mi ha parlato di un libro che le era stato regalato: Swimming Studiesè la storia di un’ex nuotatrice agonistica ma anche di un’artista. Nel libro, l’autrice alterna ai suoi scritti acquerelli, ritratti, dipinti e foto in sequenza di tutti i costumi usati nelle diverse gare agonistiche che, come dice Mazzi, sono “una sorta di mappatura visiva” capace di restituire la fatica, il rigore, l’esercizio quotidiano e quella percezione che si ha di ogni singola parte del proprio corpo, vivo, in movimento, mentre si nuota. Di fatto è “il racconto personale di come i due mondi, quello dell’arte e dell’attività agonistica, si intreccino costantemente, in una continua rincorsa al raggiungimento della pazienza necessaria per l’una o l’altra cosa, mista a frustrazione, costanza, fiducia, sentimento, sforzo fisico.”
Questa mostra è il risultato di un approccio site specific dell’artista che, in continuità con la sua metodologia di lettura ed esplorazione dei luoghi, ha indagato la natura dello spazio al fine di coglierne le peculiarità. Queste superfici vetrate “mi hanno portato ad immaginare una sorta di spazio composito definito dall’elemento dell’acqua” dice l’artista e, quindi, una mostra che, data la natura “curativa” del luogo, non ha potuto prescindere dal vissuto personale dell’artista.

Per questi motivi Mazzi ha deciso di presentare il ciclo di lavori sviluppato in seguito all’incidente subito alla propria colonna vertebrale. Le piscine, quelle riscaldate o termali sono diventate, soprattutto da dopo l’incidente, uno spazio necessario, curativo, per una riabilitazione fisica e mentale, dove potersi dedicare in solitaria all’esercizio fisico del nuoto, per riabituare il corpo al movimento e dove pensare. Lo stesso titolo Verde intenso con note di blu, frammento di una poesia, è un rimando visivo agli elementi naturali e ai colori dei paesaggi dei luoghi – distanti ma geograficamente simili – in cui Elena è stata e in cui ci conduce attraverso questi lavori.

“Orizzonte mobile” racchiude la stratificata complessità della ricerca dell’artista: da una parte il suo spingere lo sguardo verso orizzonti lontani, luoghi in cui si reca per sviluppare progetti a lungo termine, in dialogo con le comunità e con le loro tradizioni, culture, storie; ma anche con i paesaggi che osserva. Dall’altra, la sua mobilità fisico intellettiva che si traduce in un’azione dinamica e di ricerca nello spazio, intrecciata a studi e letture disparate. Per questo Mazzi si avvicina alla figura del walker di cui scrive l’antropologo Tim Ingold, una camminatrice il cui sapere si evolve in relazione ai luoghi che attraversa.
Nel walkerinfatti, la conoscenza si struttura e arricchisce passo dopo passo.

L’indagine di territori specifici – da L’Aquila alla Svezia, passando per Venezia, la Sicilia e l’Abruzzo, dal Messico, Argentina e Lapponia, fino ai luoghi di questa mostra, l’Islanda e la Liguria – trasforma le ricerche dell’artista in oggetti/organismi complessi in cui il patrimonio culturale e naturale del luogo indagato si intreccia a dati scientifici e fatti reali, mescolati alle narrazioni trasmesse dalle comunità locali. Ciò che muove l’artista, infatti, è l’urgenza di offrire ad un pubblico più vasto possibile nuovi punti di vista sulla realtà osservata, suggerire nuove chiavi di lettura, possibili risoluzioni ai molteplici conflitti tra uomo e natura, alle situazioni di crisi – collettive e personali -, alle fratture. In questo modo paradigmi esistenti vengono soverchiati, a favore di nuovi orizzonti immaginativi possibili.
La metodologia di ricerca applicata, vicina all’antropologia, privilegia un approccio olistico, a parer mio fluido, dove il suo sguardo artistico si ibrida nel confronto diretto con altro. In questo ampio orizzonte mobile di ricerca, i suoi progetti, e nello specifico quelli esposti in questa mostra, restituiscono le indagini complesse sui rapporti e sulle relazioni tra essere umano e animale, in specifici ambienti naturali di carattere acquatico. Per questo, a partire da una storia personale e da un trauma individuale, Mazzi è riuscita ad allontanarlo da sé, ampliare la riflessione, trasformare uno specifico evento in uno strumento di lettura per situazioni altre e generali. Ciò che unisce i diversi lavori di questa mostra, inserendoli in un orizzonte teorico allargato, è il loro rimando e riferimento a diverse teorie di Donna Haraway. Nei suoi scritti Haraway insegna a stare con il problema, a viverci, a conviverci, a provare ad affrontarlo collettivamente, interrogando e dialogando con altre specie. “Nei miei lavori, come in Encounters e Spicule, provo a mettere in pratica il suo pensiero”.