FLAVIO DE MARCO | Back to Nature?

14.4.2018 > 18.8.2018 | MUSEUM FRIEDER BURDA, Berlin

BACK TO THE NATURE?

SALON BERLIN

13. Aprile – 18. Agosto 2018

New Nature – Super Human? La digitalizzazione sta richiedendo un tributo, l’Antropocene ha da tempo iniziato a farlo – e Dio ha assolto al suo scopo: ora l’umanità plasma la terra, i nostri corpi diventano kit di costruzione modulare. Adesso che noi umani stiamo sperimentando la possibilità di essere creatori della nostra stessa realtà, saremo in grado di continuare a coltivare la nostra vivacità e mantenere così viva la connessione tra tutta la vita sul nostro pianeta, come il famoso naturalista Alexander von Humboldt (1769-1859 ) formulava per la nostra comprensione della natura?

Dal ritorno all’estetizzazione alla visione futurista: l’esposizione al Salon Berlin riflette su tutta una serie di strategie artistiche che ci permettono di sperimentare la nostra attuale alienazione dalla natura e da noi stessi. Nell’era della digitalizzazione artisti come Camille Henrot o Laure Prouvost cercano approcci contemporanei alla natura: il desiderio di unificazione, per l’idealizzazione parla dalle loro opere, che risuonano con l’esperienza sensuale, quasi infantile. Sissel Tolaas ha creato un archivio olfattivo degli odori oceanici, che risveglia ricordi del mare piuttosto soggettivi e rappresenta un’istantanea ricca di riferimenti geografici, culturali e storici. Anche lei ci mette di fronte alla nostra crescente paura legata agli odori, che ci sta facendo perdere gradualmente uno dei nostri sensi più importanti.

Tue Greenfort conferma un saldo impegno per la salvaguardia della natura e l’interconnessione tra la natura e  la vita oltre la semplice dicotomia, dimostrando il potenziale estetico della natura, non svincolato anche dagli approcci scientifici. I terreni restituiti digitalmente da Timur Si-Qin`s New Peace series (2017) avanzano una filosofia di immanenza e propongono un nuovo “Protocollo” per comprendere il proprio posto nella vastità del tempo e dello spazio. Una fede del reale; tra misticismo e significato, per un mondo in soggiogato adll’Antropocene, lo scopo è quello di favorire una relazione spirituale con l’infinita creatività della materia ed dell’energia. D’altra parte, David LaChapelle ci offre uno sguardo speculativo sul futuro. Le sue stazioni di rifornimento, ricoperte di foreste pluviali tropicali, che si presentano come scenari artificiali di film misteriosi, mostrano architetture umane che saranno dimenticate in un futuro post-umano. Il lavoro basato sulla realtà virtuale di Nikita Shalenny The Bridge (2017) ci porta in un mondo alla fine dei tempi in cui sagome schematiche di persone nude corrono per le loro vite attraversando paesaggi spettrali, foreste morte e pompe di petrolio abbandonate. Persino le figure di Tim Eitel su una barca non navigano più verso un’isola romantica, ma verso il nulla. Entrambe le opere oggi richiamano inevitabilmente le sfide globali come l’attuale crisi dei rifugiati, i sistemi repressivi totalitari e la distruzione continua dell’ambiente. Il pittore Flavio de Marco ci porta ancora una volta in un viaggio attraverso i paesaggi di un mondo digitalizzato in cui la nostra percezione è caratterizzata da schermi onnipresenti, filtri e immagini stereotipate, mentre l’autenticità e l’originalità dell’aura perdono il loro significato. Attraverso questo scenario di derive ,come sperimentarlo nelle immagini di Georg Baselitcz ,quasi eroicamente il vagabondo senza tempo, combatte la sua alienazione dalla natura, che considera comunque la sua casa.